Dicono che la stagione delle piogge in Malesia sia normalmente già finita all'inizio di ottobre. Non è consolante saperlo quando, dopo un violento acquazzone nel primo giro di ricognizioni, cerchiamo di fare le note della prova di Bukit Pelandok. A metà prova una corta salitina, ricoperta di uno strato di fango molle, si rivela un ostacolo insormontabile per noi e per tutti i poverini che provano con un trazione anteriore. Malgrado le gomme da terra non riusciamo a salire. Fedeli al motto "l'unione fa la forza" raggiungiamo un accordo e a turno spingiamo le macchine dei nostri compagni di sventura su per la salita… di correggere le note non se ne parla più!

Dicono che nella zona del Rally di Tailandia, che per la prima volta si disputa nella provincia di Korat, 250 km da Bangkok, non piova mai a fine ottobre, almeno da 10 anni. Non è consolante sapere neanche questo mentre, primi a passare sulla prova di Ban Sub Sai Thong durante le ricognizioni, ci troviamo a piedi in controprova cercando di raggiungere il villaggio vicino. Alle nostre spalle la Suzuki Vitara con cui proviamo, immobilizzata nel fango fino ai mozzi: un lungo rettilineo si è rivelato essere un ostacolo insormontabile. Arrivano altri equipaggi che vanno a chiamare un trattore col quale si accordano anche per spianare il tratto di strada critico (un pezzo di circa 400 metri). Il trattore ci traina fuori dalla melma ma, tentando di aprire un varco nel fango si impantana a sua volta… ce la filiamo tutti all'inglese prima di doverci ritrovare a spingerlo. Che sia un evento eccezionale o no, tutti i pomeriggi il cielo scarica regolarmente un vero e proprio diluvio sulle prove e questo è il risultato.

Al di là del fango, poi presente più durante le ricognizioni che non in gara, non posso che dire che queste due gare dell'Asia-Pacifico con Nico Caldarola sono state due esperienze straordinarie e molto differenti.

Il Rally di Malesia si corre a poca distanza dal circuito di F1 di Sepang, in una serie di terreni coltivati a palme. Il tracciato è quindi caratterizzato da numerosi bivi a 90°, una specie di Salento su terra nel quale muretti e ulivi sono sostituiti da palme e… palme. Le difficoltà maggiori sono trovare i bivi, spesso invisibili quando si arriva in velocità, ed orientarsi in quello che sembra essere un vero e proprio labirinto. Durante la seconda tappa, con Nico forse un po' deconcentrato dai guai alla frizione che ci hanno fatto perdere il contatto dagli altri, ci siamo resi protagonisti di diversi dritti. Uno di questi è stato molto divertente perché, per evitare di fare retromarcia, Nico ha deciso di riprendere la prova 2 curve più avanti… peccato che nel mezzo ci fosse un'enorme voragine!

Sempre in Malesia ho avuto per la prima volta la bruttissima esperienza di arrivare in speciale e trovare una fettuccia a sbarrarmi la strada per un errore nella lettura del radar. Succede proprio sulla sofferta Bukit Pelandok…ma Nico non si è perso d'animo: visto che non c'erano commissari abbiamo semplicemente proseguito per la strada di cui avevamo le note rientrando in prova 300 metri più avanti. Per la tappa successiva riuscirò a convincerlo a seguire il percorso "ufficiale" del rally.

La gara ci ha visto chiudere al quarto posto assoluto, su 7 superstiti!

E' una sensazione molto strana fare un rally di 3 giorni con così poche auto: alla fine si diventa tutti come una grande famiglia e la premiazione, nel ristorante cinese dell'hotel che ospita la gara, diventa una gran baraonda. Sono al tavolo con l'apripista che, bello fiero, racconta di aver forato in prova, di aver cambiato la gomma e di essere ripartito per poi farsi superare da Possum Bourne… succede anche questo da queste parti!

Se la Malesia è un paese quasi "normale" la Tailandia ti fa veramente sentire lontano da casa: la strada, costeggiata da baracche e mille chioschi, è invasa da un traffico disordinato di veicoli buoni per il museo e regolarmente stracarichi, l'inglese è quasi sconosciuto e i cartelli sono scritti quasi tutti in Thai, un'accozzaglia di caratteri il cui significato (se esiste) ci resterà ignoto.

Per contro le prove speciali sono (fango a parte) belle, molto veloci e generalmente compatte, e l'organizzazione è di buon livello, grazie anche all'ottimo lavoro di Simo Lampinen che collabora con loro. 

Il primo giorno di ricognizioni in Tailandia siamo i primi a cominciare. Dopo qualche km di strada il radar e una freccia arancione indicano chiaramente la strada da seguire: davanti a noi solo erba alta più di un metro… restiamo molto perplessi ma seguiamo la "strada", identificabile da 2 specie di solchi nel mare di erba. La cosa va avanti per qualche km nei quali più che stendere le note ci tocca tirarle a indovinare. Quando la fede nella strada vacilla ecco che una freccia arancione ci indica di nuovo la via. In qualche modo arriviamo a fine prova ma siamo molto perplessi: non ci aspettavamo di fare il Camel Trophy. Per fortuna l'erba verrà tagliata il giorno dopo e le altre prove non ci riservano simili sorprese…

   

La gara si avvicina e rimangono forti dubbi sulla nostra partenza: per problemi con la dogana l'auto è rimasta bloccata a Bangkok fino all'ultimo. Miracolosamente la situazione si sblocca e l'auto arriva in albergo a 12 ore dal via. Dopo la Malesia non è ancora stata rialzata e i nostri meccanici lavoreranno tutta la notte per metterla a posto. Finalmente si parte!

A causa della pioggia su alcune prove si sono formate grosse buche e bisogna usare molta cautela, almeno in teoria: dopo aver preso mezzo minuto sulla prima prova (11 km) capiamo che forse bisogna fregarsene della cautela, almeno se si vuole portare a casa un bel risultato.

Questa volta le prove speciali sono nuove per tutti e non sono atipiche come quelle malesi quindi abbiamo delle buone chances. Attacchiamo per tutta la prima tappa e andiamo al riposo in quarta posizione assoluta ma con il terzo nel mirino e con la soddisfazione di essere stati su qualche prova davanti a Singh, primo di N e fresco vincitore del titolo di gruppo nel campionato Asia-Pacifico. Il secondo giorno ci ritroviamo addirittura al secondo posto assoluto dopo le prime due prove: abbiamo passato e distanziato gli avversari e Bourne ha forato e perso i minuti che poi gli costeranno la gara. A metà della velocissima e lunga prova di Ban None Sao Ae tutto ha termine: entrando in un guado troppo forte danneggiamo il radiatore.

Arriviamo al fine prova comunque e pur avendo rallentato siamo ancora secondi, ma il motore rende l'anima e la nostra gara finisce lì, con mille rimpianti. Per la cronaca sarà poi Singh a vincere il rally.

La cena di premiazione finale meritava di essere vista: aperta a tutti i componenti del team, si svolgeva in un giardino. Sull'erba erano stesi grandi tappeti su cui bisognava accomodarsi. Quindi il cibo veniva portato in grandi canestri messi al centro del tappeto da cui ognuno poteva attingere. Ad allietare la serata danze tipiche e filmati del rally appena terminato, un'atmosfera che aveva veramente qualcosa di magico.

Il rientro a casa e alla normalità giunge per me al termine di un periodo veramente intenso e quindi lo accolgo con gran gioia. Non posso però non riportare che emozioni positive da queste due trasferte. Se qualcuno è stufo dei soliti rally tutti uguali venga da queste parti: le avventure qui raccontate non sono che una piccola parte di tutto quello che è successo. Provare per credere!