Credo sia doveroso qualche cenno sull’Oman visto che negli ultimi giorni dopo aver detto che mi sarei recato lì la maggior parte della gente mi ha chiesto “e dov’è?”.

Il sultanato dell’Oman si trova all’estremità orientale della Penisola Arabica, a Est degli Emirati Arabi e a Nord dello Yemen, si affaccia all’imboccatura del Golfo Persico e sull’Oceano Indiano. Grande 2/3 dell’Italia è abitato da soli 3 milioni di persone, per lo più concentrate sulla costa, in particolare nella zona della capitale Muscat (Mascate, in italiano).

Il paese, nella difficile situazione attuale del Medio Oriente, è uno dei più tranquilli. Il sultano è molto benvoluto e passa diversi mesi all’anno vivendo da nomade in giro per il paese in modo da stare vicino alla sua popolazione. Il petrolio è meno abbondante che nei paesi vicini ed è di cattiva qualità. Il turismo è in grande sviluppo e il paese indubbiamente vale un viaggio. 

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L’sms con cui Amjad Farrah mi chiedeva se ero libero per affiancarlo nell’Oman Rally e nel seguito del campionato mediorientale è arrivato a sorpresa ma è stato molto benvenuto. Avevo corso con Amjad in Libano nel luglio dell’anno scorso (pochi giorni prima che la guerra sconvolgesse nuovamente il paese) e mi ero trovato molto bene. Amjad è della Giordania, paese che ospiterà la prima prova di Mondiale in Medio Oriente nel 2008, è stato 3 volte campione nazionale rally, ha vinto il campionato mediorientale di cronoscalate, corre per i colori del Team Jordan con una Mitsubishi Lancer Evo 9 seguita da Ralliart Italia.

Oltre ai dettagli squisitamente tecnici trovo che il Medio Oriente sia un posto molto affascinante anche se purtroppo la situazione politica dell’area non è particolarmente felice. E poi, dopo aver disputato svariate stagioni nel Mondiale, nell’Europeo e aver in passato corso anche nel campionato Asia-Pacifico, era importante trovare nuovi terreni su cui correre.

 

La trasferta inizia nella mattinata di Domenica con la partenza per Muscat. Arrivo in loco già decisamente tardi e l’indomani iniziano le ricognizioni, per fortuna il programma è molto blando (solo 5 prove da provare in due giorni) e quindi non c’è bisogno di fare una levataccia.

La prima sorpresa in aeroporto: scopro che sul mio stesso aereo c’erano anche Tino Ontano e suo figlio Lorenzo. Tino, poco conosciuto al grande pubblico, ligure anche lui, è un grande appassionato delle gare di queste zone. Ormai da tempo tutti gli anni ne disputa un paio e la sua macchina di corsa è ormai da tempo in Bahrain dove viene seguita da un team locale. Non sarò l’unico italiano in gara quindi! Purtroppo mi ritroverò solo ben presto, il motore della loro Impreza cede già dopo solo 2 prove mandandoli forzatamente in spiaggia prima del tempo.

Le ricognizioni si svolgono senza problemi di sorta, grazie anche al molto tempo a disposizione, possiamo perlomeno riposarci, goderci i bellissimi paesaggi dell’interno e posso anche chiedere ad Amjad di fermarsi ogni tanto, quando capita qualche scorcio particolarmente suggestivo (con moderazione… sono pur sempre qua a far il navigatore, non il fotoreporter!).

Abbiamo modo di fermarci spesso a far due chiacchiere con gli altri equipaggi e mi trovo molto bene perché mi pare di essere subito ben accolto da tutti. Solitamente i top-driver di qua si rivolgono a navigatori britannici, quindi la presenza di un italiano è una cosa insolita. Il gruppo di partecipanti al campionato mediorientale è abbastanza vario come provenienza geografica e costituisce la colonna portante delle varie gare, a differenza di quanto succede dalle nostre parti: qua dei 37 iscritti ben 18 sono regolarmente iscritti al campionato.

Il momento della pausa pranzo in entrambe le giornate di ricognizione è sicuramente memorabile: consumata in due ristorantini decisamente modesti vicino a delle stazioni di servizio mi ha improvvisamente ricordato che la tradizione araba vuole che si consumi il cibo con le mani. Questa regola ormai non vale più nei lussuosi ristoranti cittadini, ma qua le posate sono ancora inutilizzate. Così mi cimento nell’impresa cercando di aiutarmi con il pane. Il risultato è ben poco soddisfacente e l’odore delle pietanze sulle mani mi accompagnerà per il resto della giornata!

Non ho invece nulla da eccepire sulla qualità del cibo, ottimo, né sui prezzi, decisamente bassi: con 5 euro abbiamo pranzato tutti e due!

 

Il problema storico dei rally medio-orientali è da sempre quello dei “tagli”: la natura del terreno delle gare desertiche fa sì che spesso il pilota migliore fosse quello più abile a trovare le scorciatoie, qualunque esse fossero, incluse le strade asfaltate dei dintorni! Si racconta che anni fa il programma della RAS con Snijers in Medio-Oriente fosse stato interrotto dopo la prima gara perché durante il rally il pilota belga arrivava a fine prova trovandosi preceduto dal concorrente che gli partiva dietro senza essersi mai visto superare durante la prova speciale!

Questo annoso problema, ovviamente fonte di infinite polemiche, è stato risolto da qualche anno grazie all’introduzione dei GPS per controllare il rispetto dell’itinerario da parte dei concorrenti. In questa occasione l’indisponibilità dei GPS ha ovviamente messo tutti i partecipanti sul chi vive e scatenato la “caccia alla scorciatoia”. In realtà quasi tutto il percorso era ben delimitato, solo una parte della PS di Al Hajir presentava questo problema, con circa 10 km di piste pianeggianti e due controlli di passaggio (punti obbligati in cui bisogna transitare con l’auto). Ho così potuto vedere Amjad all’opera che avendo deciso di tagliare una curva ha parcheggiato il fuoristrada e si è messo diligentemente a liberare dalle pietre più grosse l’area in cui aveva deciso di passare in gara.

I tre passaggi durante il rally su quella prova speciale sono stati per noi sempre piuttosto negativi e mi viene il sospetto che qualcuno sia stato più bravo di noi nella ricerca della via più breve! In effetti ho potuto notare, mentre il paesaggio scorreva veloce fuori dal finestrino, come il terreno smosso recasse chiari i segni del passaggio di auto quasi dappertutto, a dimostrazione di come ognuno avesse avuto la propria opinione in merito!

 

A proposito del percorso di gara: devo dire che mi è piaciuto proprio tanto. Le prove speciali da queste parti sono davvero belle e impegnative. Ricche di dossi, con parti lisce e veloci come in Finlandia ed altre più guidate e più rotte come in Grecia, offrono una grande varietà di situazioni, con velocità medie comprese tra gli 83 e i 114 km/h. Particolare importante: si presentano  generalmente sicure visto che mancano completamente ostacoli fissi quali alberi e case.

Ha destato un po’ di malumore l’introduzione della nuova speciale di Wadi Dhaiqa, molto bella, anche dal punto di vista paesaggistico, ma lunga appena 13 km e situata a 110 km dal parco assistenza. Veniva ripetuta due volte di fila per cui ci è toccato affrontare un riordino di oltre un’ora tra i due passaggi in mezzo al nulla: un pezzo di terra a bordo strada sotto il sole cocente… decisamente un’esperienza poco entusiasmante.

 

Particolarità interessante dei rally della zona è che i rialzi delle auto vengono fatti normalmente nei giorni precedenti la gara. Il parco assistenza quindi si popola già con molti giorni di anticipo e i meccanici provvedono a rimettere a posto le auto dopo le fatiche della gara precedente (in questo caso il rally del Qatar, prova di apertura del campionato). Questo mi ha permesso di dare un’occhiata più accurata ai vari team presenti e notare che l’insieme dei partecipanti è molto eterogeneo: si va dalle squadre più amatoriali con attrezzature minime a quelle con budget decisamente più importanti e macchine e ingegneri direttamente provenienti da Prodrive (eh già, qua le Subaru vanno per la maggiore). Anche il nostro team ha lavorato sodo nei giorni precedenti, in particolare i due meccanici mandati da Ralliart Italia sono partiti subito dopo la fine del Ciocco e nella sola giornata di martedì hanno completato il rialzo della vettura. Mercoledì mattina abbiamo così potuto concederci un breve test di un’oretta prima delle verifiche per controllare che tutto fosse a posto (ovviamente senza permessi, particolare qua del tutto secondario… il fatto di aver superato due camion durante i test mi ha fatto sentire un po’ poco a mio agio però…). In realtà la strada su cui siamo capitati (una PS dell’edizione 2006 del rally) si è poi rivelata inadeguata inducendoci a qualche scelta di assetto un po’ troppo ottimistica, come poi avremmo notato in gara.

 

Nel pomeriggio del mercoledì, terminate le verifiche, ha luogo la cerimonia di partenza, non particolarmente affollata ma resa più importante dalla presenza di un ministro e di un ampio seguito di autorità. Inizio a notare la presenza di un numero insolitamente alto di troupe televisive. Durante ogni parco assistenza i piloti di punta rilasciano interviste, forse avrò qualche possibilità di rivedermi in gara su uno dei numerosi canali arabi che affollano l’elenco dei programmi della televisione via satellite. I miei genitori hanno trascorso due giorni a casa a guardare Oman Tv ma la loro costanza non è stata premiata. Durante il rally ci sarà una discreta presenza di pubblico, perlopiù nei punti facilmente raggiungibili, però a giudicare dalle sgommate e dalle sgasate provenienti durante la notte dalla strada davanti al nostro hotel mi sarei aspettato un maggiore interesse per un evento motoristico di questa portata.

 

Giovedì mattina finalmente si parte, alle 7 del mattino: anche qua i rally prendono il via a orari in cui resterei molto più volentieri sotto le lenzuola. Ci installiamo quasi subito al quarto posto della classifica generale vedendoci lentamente sfuggire di mano la possibilità di agganciare Abdullah Al Qassimi; purtroppo ci accorgiamo presto di aver un’auto non sufficientemente alta da terra e nei numerosi avvallamenti spanciamo spesso, questo porterà danni seri al paracoppa e concluderemo la quinta prova senza più questo prezioso pezzo. Con due prove ancora da fare la situazione sembra decisamente difficile, invece è sufficiente affrontare con un po’ di attenzione le compressioni dopo i dossi e riusciamo a mettere a segno comunque due bei tempi. Attimi di paura alla fine della settima prova, l’ultima della giornata, quando affrontiamo troppo velocemente il curvone di fine prova e voliamo fuori strada (in quinta) transitando al di là del cartello con la bandiera a scacchi e soprattutto sorvolando un pietrone che avrebbe potuto far terminare lì la nostra gara.

La seconda tappa vede la svolta della gara sulla PS 11, la difficile Yitti, 22 km di curve e controcurve con un fondo che ha ormai risentito dei tre passaggi dei concorrenti, un brusco botto segna un problema all’albero di trasmissione. Procediamo lentamente per evitare il peggio (perderemo oltre due minuti) e a pochi km dal fine prova vediamo la bianca sagoma della Subaru di Nasser Al-Attiyah. Il campione del mondo produzione, fino a quel momento ampiamente in vantaggio, ha commesso una grave ingenuità e ha sbattuto contro un roccione a bordo strada terminando anzitempo la sua corsa. Nel momento in cui stiamo trascinandoci sperando di arrivare al parco ci troviamo improvvisamente sul podio… i casi della vita!

Nelle ultime prove speciali siamo afflitti anche da qualche problema di surriscaldamento e dobbiamo disinserire il dispositivo anti-lag del turbo, il cosiddetto bang, ma difendiamo la posizione dall’attacco del libanese Michel Saleh e rientriamo a Muscat stanchi, impolverati e accaldati ma contenti.

 

La cerimonia di arrivo è decisamente più affollata di quella di partenza e piuttosto ben condotta: si fa perdonare facilmente la lunga attesa per passare sulla pedana. Mi rimane ancora da provare l’ebbrezza della conferenza stampa a cui sono invitati i primi 3 equipaggi. Ovviamente condotta in lingua araba si anima quando uno dei giornalisti fa domande su alcuni aspetti organizzativi che l’organizzatore giudica sconvenienti… Alla fine il giornalista di Al Jazeera Sport fa anche una domanda in inglese ai due naviga che mi hanno preceduto in pedana, Nicky Beech e Steve Lancaster. Terminata la conferenza mi avvicina e si scusa per non avermi chiesto nulla ma sapendo della scarsa dimestichezza degli italiani con le lingue straniere non aveva voluto rischiare di mettermi in imbarazzo… Lo tranquillizzo, parliamo della Liguria che ha visitato di recente e ci diamo appuntamento alla prossima conferenza stampa! Inutile dire che farò di tutto per esserci!

 

In questo racconto ho lasciato da parte l’aspetto più curioso dell’intera trasferta: l’interazione con l’organizzazione e coi commissari dell’Oman. Da questo punto di vista la gara è stata un continuo susseguirsi di sorprese, programmi cambiati, eventi inaspettati, classifiche errate a più riprese… tutti gli abituali frequentatori del campionato si lamentavano, quindi immagino che normalmente le cose vadano meglio! Cito i due episodi più singolari che mi vengono in mente: a fine PS 5 non ci viene scritto il tempo sulla tabella di marcia, lunga attesa, discussioni infinite e poi finalmente veniamo a capo del problema: il commissario al fine prova era distratto e non ha rilevato il nostro tempo! Per dirimere la questione ci viene assegnato il tempo del passaggio precedente, casualmente si trattava di quello esatto quindi ci va bene. Ma la cosa più sorprendente arriva a fine gara: gli ultimi controlli orari (uscita riordino e pedana) vengono annullati e nessuno ci ritira più la tabella di marcia…. Chiedo a destra e a sinistra cosa devo fare con questo documento che fino a oggi ho sempre considerato di vitale importanza e non vengo a capo di nulla… La tabella di marcia è tuttora nella mia borsa naviga!

 

Chiacchierando nel dopo gara con Steve Lancaster (che corre in Medio Oriente da 25 anni!) mi spiega che qua devo essere al tempo stesso rilassato e all’erta: rilassato perché spesso le cose non vanno nel modo in cui siamo abituati, le regole sono applicate con elasticità e bisogna quindi “seguire la corrente”; all’erta perché gli eventi possono diventare talmente imprevisti da ritorcersi contro di te. In effetti avevo cominciato a intuire qualcosa del genere!

 

Il prossimo appuntamento del campionato sarà a Cipro, per il Troodos Rally, in un’ambientazione forse più normale per noi europei. Però devo ammettere che consiglierei una partecipazione in  Oman a chiunque voglia prender parte a un rally tanto gratificante per la guida quanto per il sapore di vera avventura.